Il disturbo da alimentazione incontrollata, generalmente noto come binge eating disorder (BED), è un disturbo dell’alimentazione la cui caratteristica principale sono i ricorrenti episodi di abbuffate. Caratteristica distintiva è l’assenza di condotte di compenso tipiche della bulimia.
Un episodio di abbuffata, nel disturbo da alimentazione incontrollata, è definito come “mangiare in un determinato periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili” e viene accompagnato da una sensazione di perdita del controllo.
Questi episodi sono accompagnati da un marcato disagio e sono caratterizzati dai seguenti aspetti:
Il cibo diventa un alleato scomodo, capace di consolare nei momenti più tristi o di gratificare in quelli di gioia, che porta con sé il senso di colpa dell’abbuffata e uno sgradito aumento di peso.
Una caratteristica peculiare del soggetto affetto da questo disturbo è rappresentata dal comportamento dopo l’abbuffata: il soggetto non assume un atteggiamento attivo, teso a ripristinare lo stato antecedente, ma prevale la passività, lo sconforto e il senso di ineluttabilità del proprio destino.
Il disturbo da alimentazione incontrollata si manifesta in individui normopeso/sovrappeso e obesi. Chi ne è affetto da molto tempo o in maniera grave è inevitabile che vada incontro a sovrappeso o a obesità.
Un percorso di cambiamento così radicale come quello di chi decide di perdere peso si riverbera inevitabilmente sul piano psicologico della persona ed è a sua volta influenzato da variabili di ordine psicologico. Individuare tali fattori, acquisire consapevolezza circa gli effetti che essi esercitano sul nostro comportamento e sulla nostra motivazione, nonché imparare a gestirli, diventano degli obiettivi imprescindibili per la buona riuscita di un percorso terapeutico.
Quando si parla di disturbo da alimentazione incontrollata si fa riferimento a un problema in cui fattori ambientali, psicologici e motivazionali si intrecciano creando la base su cui si appoggia il disturbo. In quest’ottica, come suggerito anche dalle linee guida scientifiche (NICE e APA), è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo il terapeuta individuale, ma anche figure medico nutrizioniste. Un approccio integrato di medicina e psicoterapia ha l’obiettivo di fornire al paziente le informazioni necessarie per effettuare il cambiamento e sostenerlo durante la fase di perdita, aiutandolo a modificare in modo persistente il suo stile di vita, mantenendo nel tempo il peso perduto.
L'intervento si svolge su due versanti: quello dietetico/nutrizionale, che mira a stabilire un comportamento alimentare regolare, e quello psicologico, finalizzato a condurre il paziente verso una ripresa del potere di scelta sulla propria vita, a sostenerlo nell'espressione dei propri vissuti e nella gestione dell'emotività, al fine di individuare strategie alternative all’utilizzo del cibo in risposta a stati emotivi negativi.
La terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata efficace nello stabilizzare il comportamento alimentare: essa aiuta il paziente ad apprendere un nuovo stile di vita in cui il cibo non rappresenta più la sola e unica fonte di gratificazione. L’intervento terapeutico si focalizza su due livelli: il controllo dell’alimentazione e la gestione delle problematiche alla base delle abbuffate.
Il trattamento va considerato come un’opportunità per migliorare la salute e dunque la qualità di vita della persona.
Dott.ssa Pamela Rigotti
Psicologa Psicoterapeuta a Gorizia
Psicologa Psicoterapeuta a Gorizia
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