I disturbi d’ansia sono un insieme di disturbi caratterizzati da un’ansia eccessiva, invalidante, che può compromettere il funzionamento personale, lavorativo e sociale dell’individuo.
Da un punto di vista evolutivo, l’ansia è un’emozione che, come la paura, ha una funzione adattiva, ovvero segnalare situazioni percepite come pericolose o minacciose. Mentre la paura ci segnala un pericolo nel presente, nel qui ed ora (es. sto attraversando la strada e vedo una macchina venirmi contro senza rallentare), l’ansia ha un valore predittivo, si riferisce cioè a possibili pericoli che possiamo incontrare nel futuro (es. temo di uscire di casa ed essere coinvolto in un incidente stradale). Entrambe le emozioni ci rendono più reattivi e dunque pronti ad affrontare il pericolo, perché determinano un aumento dello stato di vigilanza e innescano una serie di cambiamenti a livello fisiologico che ci rendono pronti a reagire al pericolo attraverso una risposta di attacco o fuga ( ad es. vedo la macchina venirmi contro senza rallentare mentre attraverso la strada, provo paura, faccio uno scatto e salto sul marciapiede per salvarmi la vita; devo sostenere un esame importante, l’ansia mi permette di essere più reattivo dunque migliora la mia performance…).
Entro certi livelli, dunque, l’ansia è un’emozione necessaria e utile a ciascuno di noi quando dobbiamo affrontare situazioni impegnative o prove importanti (es. ad un esame non daremmo il meglio di noi stessi se fossimo completamente rilassati).
Quando invece si è troppo ansiosi, cioè l’ansia supera una determinata soglia, viene meno la capacità di pensare lucidamente e qualsiasi tipo di performance viene compromessa (ad es. provo così tanta ansia all’idea di non superare l’esame che non riesco a ricordare i contenuti studiati). Questo vuol dire che esiste un’ansia “normale”, quindi sana, che proviamo in circostanze in cui è legittimo provare ansia perché la posta in gioco coincide con uno scopo importante per noi, e un’ansia “patologica”, che si differenzia dalla prima per il fatto che risulta eccessiva e sproporzionata rispetto al reale pericolo che si corre, e inficia la nostra performance.
L’ansia si può manifestare con una serie di sintomi cognitivi (sensazione di sbandamento, di instabilità, confusione mentale, sensazione di irrealtà, paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo) e sintomi fisici (tensione, vertigine, nausea, respiro affannoso, dolori addominali, sudorazione, palpitazioni, fastidio o dolore al petto, ecc.). Questi ultimi si manifestano in conseguenza alle modificazioni fisiologiche indotte dall’adrenalina che entra in circolo nel sangue quando proviamo l’emozione, modificazioni che ci preparano fisicamente ad una reazione di attacco o di fuga. L’ansia innesca a livello corporeo una reazione attacco-fuga anche quando il pericolo non si trova di fronte a noi, ma viene immaginato. In questa situazione, non dovendo fisicamente scappare, abbiamo tutto il tempo per accorgerci e sentire le reazioni fisiologiche che essa innesca nel nostro corpo, e dunque spaventarcene. Nel momento in cui ci spaventiamo dei sintomi fisici dell’ansia, questa aumenterà ulteriormente. Si innesca così il circolo vizioso della “paura della paura”, in cui ogni cambiamento del corpo indotto dall’ansia viene vissuto come una minaccia, e tale interpretazione non fa che aumentare ulteriormente lo stato d’agitazione della persona e di conseguenza le reazioni fisiche ad essa associate. L’ansia diventa quindi ingestibile, sproporzionata, dannosa.
Dott.ssa Pamela Rigotti
Psicologa Psicoterapeuta a Gorizia
Psicologa Psicoterapeuta a Gorizia
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